Martina è una cameriera.
Le cameriere sono di due tipi: le strafighe e i rutti di gnu.
Martina non è una stra e nemmeno uno gnu.
Le cameriere possono essere simpatiche o merdacce antipatiche.
Martina è cordiale.
Si insomma sorride, parla se necessario e basta.
Non ti mostra le unghie coi ghirigori, non ti chiede quanti hanni hai e non limona col titolare proprio di fronte a te.
Le cameriere quando devono spazzare il pavimento, lo fanno sbuffando, urtanto tutto ciò che si può urtare in birreria e chiocciando come solo le cameriere sanno fare.
Martina passa la scopa fissando un punto ben definito, tra il pavimento e l’infinito.
Non ha espressione e non ha odore.
Porcocazzo, non ha odore, eccezion fatta per il tabacco che fuma in modo avido.
Arrabbiato.
Se dovessi descriverla, la dipingerei come un angelo arrabbiato.
Che non è una bella cosa essere arrabbiati quando si è “angelo”.
Ma io, che angelo non sono, tiro ad indovinare, facendo cagare tutti gli angeli del cielo, sempre che esistano gli angeli, che esista il cielo e anche il verbo cagare.
In cielo intendo.
Quando ordino una birra, Martina annuisce in modo standard.
Non sgarbato, ma sterile.
Insomma, Martina non è la classica cameriera che si vuole incontrare quando si è depressi.
Martina accumula le incazzature e cambia la faccia.
Diventa scura ma non nel senso di negra.
Scura nel senso di “che do cojoni..”.
Il viso si allunga e gli occhi si gonfiano.
Un barbapapà praticamente.
Ma mentre gli occhi di una donna normale si gonfiano di lacrime, i suoi si gonfiano di qualcosa d’altro.
Non ho ancora capito cosa, ma lo scoprirò.
A Martina non si riesce ad affibbiare un’età.
Potrebbe essere una ventenne, ma anche una trentenne maritata.
Insomma Martina confonde.
“…..si, sono fidanzata e amo il mio ragazzo per il 65%.
Il tanto che basta insomma.
Che non capisco come fai tu, Vetraio, che a quarantanni non hai una donna.
Io darei di matto.
Le donne sono delle merde e le odio.
Odiavo anche le fidanzate dei miei 4 fratelli ma poi, capito che saranno le madri dei miei nipoti, le ho accettate.
Turbare un fratello, che è del mio stesso sangue, non è buona cosa…..”
Che poi io ho provato a lavare via questo concentrato di saggezza con una raffica di birre, ma senza riuscirci.
Come la pece si sono depositate sulle mie vesti intrise.
Dovessi essere condannato alla decapitazione, vorrei essere decapitato da Martina.
Delicata, efficace, onesta e spietata.
Per fortuna piove stasera e, nonostante la pioggia di queste latitudini sia fredda e ostile, mi lava.
Non ho salutato Martina uscendo dal pub e ancora non capisco se si trattasse di una fuga.
Se di fuga si trattò, allora non fu abbastanza.
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