Sono trascorse poche ore dalla cerimonia funebre di Giulia Cecchettin, assassinata da colui che era stato suo fidanzato.
Le esequie si sono tenute a Padova in una grande chiesa, con grande pubblico, con grandi schermi, con grandi testimonial, con grande partecipazione e con grande riverbero su tutti gli organi di stampa, radio, TV, satelliti, richiami e citazioni parlamentari, proclami di partito, discorsi, lettere, annunci e cazzi mazzi.
Un circo.
Sono un piccolo blogger di paese e mi faccio però alcune domande.
- perché l’omicidio di Giulia ha avuto così tanta eco?
- Perché le ulteriori vittime di violenza che ci hanno lasciato le penne proprio negli stessi giorni non sono state nemmeno nominate?
- Perché questo omicidio ha infervorato il mondo politico al punto di scomodare perfino il Presidente della Repubblica, impegnato a maledirci quotidianamente per avergli vietato di godersi la terza età?
- Perché si continua a parlare di femminicidio al posto di omicidio?
- Qual è la direzione presa?
Ho come l’impressione che questo fattaccio di cronaca possa essere considerato come il primo segnale di un inequivocabile e radicale cambiamento.
Ma non parlo di un cambiamento che guardi davvero alla giusta collocazione della femmina a livello sociale;
parlo di qualcosa di diverso.
Vi scriverò le risposte che mi sono dato.
L’omicidio di Giulia ha avuto tanta eco perché è riuscito, complici i mezzi d’informazione, a creare l’effetto film: la sparizione, la ricerca spasmodica nella speranza di trovarla in vita, le tracce, i testimoni, la mancanza di intervento dei carabinieri, la fuga del fuggitivo, la caccia all’uomo ma soprattutto “la caccia al maschio”.
Per giorni è stata fatta leva sulla natura pettegola della società che, come una donna di mercato, spolpa il “fatto” per dare corpo al “film”.
Si parlava di Giulia per sole frasi fatte.
Giulia diventava uno strumento per sostenere tesi, da una parte e dall’altra.
Giulia era trasformata in uno strumento di lotta da parte di tutti, famiglia inclusa.
Le altre vittime, uccise o ferite negli stessi giorni, sono state considerate pari a zero.
Non avevano la stessa forza cinematografica.
Non c’era molto da dire e soprattutto non c’era molto su cui speculare.
Non c’era il maschio in fuga e, oltre ai soliti insulti da bar, la cosa veniva derubricata.
Click, addio.
Tutto il mondo politico, il mondo giornalistico, il mondo associazionistico e il mondo femminista hanno quindi messo il piede sull’acceleratore.
La politica rivendica posizioni ideologiche e campagne pro-donna, in pratica voti;
Il giornalismo, in difficoltà perfino a scrivere in modo corretto la lingua italiana, ha trovato elementi per riempire pagine di nuova merda, al posto della solita che, oltre ad essere merda era pure vecchia.
Scattano le operazioni di guerra di potere tra giornalisti che cercano di sopraffare altri giornalisti per essere citati come “the best” nel campo della scrittura di merda, per dare supporto a certa politica, in pratica voti.
Una tristezza inaudita che viene sottolineata dalla costante diminuzione (e vorrei ben vedere) di vendita nelle edicole.
Il “femminicidio” è un meccanismo verbale di bassa leva che serve a fomentare uno scontro di genere.
Non passa più il concetto di “omicida e vittima”, ma quello di “maschio e femmina”, dando per assodato, come se non bastasse, che sia sempre la femmina a soccombere.
Il femminicidio, tra le altre cose un abominio dal punto di vista del diritto, è un maldestro tentativo di promuovere la femmina facendola passare sempre per vittima.
Un omicidio è un omicidio e va punito come tale.
Se mi uccidono uno zio, non mi sembra il caso di parlare di ziicidio, a meno che io non abbia ambizioni da Zelig.
In buona sostanza la massa anche questa volta non si è resa conto di essere pesantemente manipolata.
La massa ha smesso di ragionare, intorpidita da telefonia, calcio, TV, influencer e affini e si è ridotta a schiuma sociale.
Non ha nemmeno più forma propria.
È diventata fluida, informe.
Diarrea.
Voi lo capite vero che se si ha bisogno del parere di un influencer siamo nel bel mezzo di un problema?
La direzione presa è a mio avviso molto chiara: la creazione di un ambiente definitivamente ostile nei confronti della famiglia, delle relazioni stabili e, nemmeno a dirlo, della riproduzione.
Occorre creare spazio.
Occorre accelerare il processo di “rinnovamento”.
Occorre nuova popolazione che abbia voglia di subordinarsi al lavoro.
Occorre nuova schiavitù che possa pagare le pensioni ai vecchi italiani in fase di estinzione.
Occorre gente nuova.
Servono figli.
Welcome Africa!!
Nel frattempo, la femmina tipica italiana convinta che Giulia sia morta per darle una dimensione più rilevante rispetto al passato, è la prima responsabile della sua mercificazione.
La TV promuove costantemente il modello di femmina che tutti vorrebbero (solo a parole) sorpassare.
Le femmine di oggi sono ciò che non vorrebbero essere, incolpando il mondo intero.
Allegro
fracatz