Paola Egonu è una pallavolista.

Forse la migliore al mondo.

Qualche giorno fa ha conquistato la medaglia di bronzo ai mondiali (magari la notizia non è precisa ma non seguo moltissimo – diciamo che ha vinto qualcosa di bronzo per la quale la nazionale italiana va fiera, ecco)..

Subito dopo la partita, scoppia il vortice: piangente come un ebreo a cui rubano un penny, annuncia l’abbandono dalla nazionale in reazione ad un “commento razzista”.

Credo che il commento sia stato: “Come fai ad essere italiana?” o qualcosa del genere.

 

Cara Paola, 

sei pure veneta e quindi non dovresti nemmeno fare un grosso sforzo per capire ciò che intendo dire.

Tu sei una sportiva.

E mica una sportiva da “volley Club Maserà”, tipo.

Sei una sportiva di caratura mondiale.

Diamo per assodato che il razzismo è un sentimento sbagliato e che gli eventuali giudizi si esprimono sui fatti e non sulle provenienze, io ti chiedo di fare uno sforzo per capire che oltre alle parole vanno valutati gli ambiti.

Se io grido “Arbitro cornuto” durante una partita o al supermercato, non è facile capire come la stessa frase abbia due pesi diversi, no?

Poi ci sono errori dati dall’ignoranza, magari anche quella pura, senza cattiveria.

Uno potrebbe chiedersi in buona fede, come tu possa essere italiana visto che sei nera e che sei figlia di neri, ignorando che sei nata in Italia, studi in Italia e giochi con la maglia azzurra.

Non è che stai facendo un po’ la smorfiosetta immatura?

Ora che persino il Presidente Draghi ti ha scritto per consolare le tue lacrime, non credi che sarebbe il caso di darci un taglio?

Adesso che andrai a giocare in Turchia, ci farai sapere come verrai trattata? 

 

La vaginetta di oggi non rompe le palle, sa ciò che vuole e chi cazzo se ne frega se sia italiana o meno: 

 

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