Ho frequentato l’Iran quanto basta per capire che la rivoluzione sarebbe nata dalle donne.
E con “donne” non intendo quelle che calpestano il suolo italiano.
Le nostre “donne” sono uomini senza uccello; stronze come uomini e femminili come rotoli di filo spinato..
La donna iraniana è l’emblema della resilienza.
È la gioia di essere femmina.
È colei che non cerca di essere uguale all’uomo, consapevole di esserne superiore.
Quella capace di essere femminile anche se costretta ad essere coperta.
Colei che affascina anche senza la libertà di parola.
E adesso è il momento giusto.
Probabilmente servirà qualche altra ragazza uccisa dalla polizia “morale”, ma il processo rivoluzionario è partito.
E io non vorrei essere un membro del governo iraniano.
Credo che ci siamo.
Forza Iran!
La vaginetta di oggi è costei:
fracatz
Il Vetraio