Ho frequentato l’Iran quanto basta per capire che la rivoluzione sarebbe nata dalle donne.

E con “donne” non intendo quelle che calpestano il suolo italiano.

Le nostre “donne” sono uomini senza uccello; stronze come uomini e femminili come rotoli di filo spinato..

La donna iraniana è l’emblema della resilienza.

È la gioia di essere femmina.

È colei che non cerca di essere uguale all’uomo, consapevole di esserne superiore.

Quella capace di essere femminile anche se costretta ad essere coperta.

Colei che affascina anche senza la libertà di parola.

 

E adesso è il momento giusto.

Probabilmente servirà qualche altra ragazza uccisa dalla polizia “morale”, ma il processo rivoluzionario è partito.

 

E io non vorrei essere un membro del governo iraniano.

Credo che ci siamo.

Forza Iran!

 

La vaginetta di oggi è costei:

 

2 Comments

  1. Rispondi

    in genere si rovescia un regime dittatoriale per crearne un altro, chissà quale ducetto ci sarà dietro a questo rumore.
    la democrazia si conquista armando i bobboli, se tutti andassero in giro armati, anche le donne, prima o poi i ducetti verrebbero fatti fuori, perché di solito le persone per bene son sempre più numerose, anche se il mio partito degli under 70.000 non fa parte del discorso

    • Rispondi

      Ecchilosà.
      Le armi hanno la caratteristica di non avere né occhi né cervello, e questo mi fa pensare che potrebbe decadere la logica, a beneficio della polvere da sparo.

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