Scusate ma mi sono assentato un attimo per seguire (e cercare di interpretare) le elezioni del Presidente della Repubblica.
Intanto vi dico subito che non mi ritengo un fan di Mattarella.
Non mi piace la sua pronuncia e nemmeno la sua attitudine alla terribile malleabilità, almeno apparente.
Una di quelle figure che accontentano tutti perché non disturba nessuno.
E l’italiano medio in realtà va disturbato.
Non parliamo della popolazione parlamentare che, a differenza dell’italiano medio, andrebbe disturbato a colpi di rovere.
Quindi posso dire che Mattarella non mi entusiasma, ma nemmeno mi suscita la violenza.
Detto questo, credo di potermi sbilanciare argomentando in altra direzione.
Nella fattispecie, vorrei fissare questa elezione nella storia di questo misero blog di paese, sotto la forma di una scarna telecronaca leggermente commentata.
Il Presidente uscente inizia il suo tour di congedo, distribuendo gentilezza e sorrisi a una grossa fetta di italiani, presenziando a tutto ciò in grado di poterlo ospitare e raccogliendo tutto l’affetto possibile, come solo cicciobello degli anni settanta ha potuto raccogliere.
Un qualsiasi soggetto normodotato (non parlo di pene – ndr) avrebbe potuto intuire che il suo mandato volgeva al termine e che un sostituto avrebbe dovuto essere identificato.
La stessa cosa vale per il gregge parlamentare.
Ovvia reazione logica = pensare e discutere una possibile figura equipollente.
Ovvia reazione misurata in termini reali = nulla.
Berlusconi, armato di parrucchino, dentiera, catetere e flebo, con disprezzo del buongusto e della memoria del popolo italiano, decide di proporsi, dando inizio alla sua solita strategia di telefonate, sorrisi, promesse di bunga bunga, festini e affini.
Il cosiddetto centrodestra sembra apparentemente compatto nel sostenerlo, confermando il livello morale di quella area dell’emiciclo.
Le Onorevoli destrorse hanno consumato il silicone labiale nel tentativo di convincere tutti circa la fantastica occasione costituita dalla possibile presidenza dell’ex cavaliere (che mi sale lo schifo solo a scriverlo).
Sembrava quasi sulla via della conquista della carica quando, in un sussulto di attività neuronale, molti dei suoi aficionados gli fanno capire che “Presidente della Repubblica” non è qualcosa destinato ad onorare la “prostituzione italiana”.
Tramonta la sua candidatura e decide di farsi ricoverare.
Falcone e Borsellino, siete invitati a guidare l’operato dei sanitari. Si ringrazia.
Inizia la votazione.
Caos.
Prosegue la votazione.
Ancora più caos.
Emerge Salvini (ripeto: SAL-VI-NI) che si autoproclama “Kingmaker”, suscitando nei più acuti delle sonore pernacchie.
I leghisti italiani nel frattempo applaudivano sudando grasso suino e sostenendo il loro beniamino con la stessa energia con cui i tifosi sostengono il loro attaccante preferito.
Ma il paragone non è azzardato visto che il calciatore medio formula pensierini degni solo di un maschio di nutria in periodo riproduttivo.
Salvini continua a proporre nomi a ripetizione.
Salvini propone nomi senza pensare.
Salvini “brucia” nomi a nastro.
Salvini si esprime durante le interviste come il maschio di nutria di cui sopra.
I leghisti applaudono un attimo meno.
Salvini riesce a dividere la sua stessa coalizione.
Le femmine vogliono una donna.
Non importa se non capisce un cazzo; importante che sia dotata di vagine.
Salvini ad un certo punto non capisce più un cazzo e vuole limonare la Meloni.
La Meloni reagisce alle sue avances abbaiando.
La Meloni valuta allora i nomi proposti dal capitano e abbaia ancora di più.
Forza Italia continua a proporre Berlusconi restando seria.
Gli altri li spernacchiano.
Qualcuno vota Amadeus e riceve meno insulti di quelli ricevuti dai sostenitori dell’ex cavaliere galeotto-puttaniere-evasore-amico intimo della mafia.
Conte cerca di comunicare con Salvini.
Salvini cerca di comunicare con Renzi.
Renzi cerca di comunicare con Draghi.
Draghi sogghigna e sfancula tutti.
Di Maio cerca di leggere un libro di grammatica.
Gasparri si fa la doccia.
Casini invoca la Madonna.
Molti invece la bestemmiano.
L’orgia non cessa.
Urla schiamazzi, insulti ma nessuna idea.
Finisce la festa e si rendono conto che non riescono a proporre nulla di sensato.
Non riescono nemmeno a confermare il senso del Governo.
Si decide di chiedere a Mattarella di tornare.
Mattarella stava meritatamente godendosi un po’ di pace.
Gli sale la violenza e palesemente contrariato, visto che deve rifare gli scatoloni del trasloco, accetta.
Ma la festa deve ancora iniziare.
A Matterella rieletto, tutti si guardano in faccia e realizzano che non sanno fare il loro lavoro.
Non c’è un centrodestra, non c’è il movimento cinque stelle, saltano le coalizioni e tutti gli schemi.
La Meloni sbrocca e con il suo fairplay da borgatara inizia a ringhiare e mordere chiunque tentasse di porgerle qualche crocchetta.
Mattarella diventa un divo per senso di responsabilità, dedizione e coraggio.
Egli verrà preso a sputi dalla moglie che già vedeva ferie e relax.
Mattarella e le sue elezioni hanno però aiutato il popolo italiano a capire che la politica italiana non esiste.
Non esiste la rappresentanza.
Non esistono le coalizioni.
Esiste solo Draghi al quale dobbiamo davvero la salute del nostro culetto profumato.
E La vaginetta che vi dono oggi è costei:
Fracatz
Il Vetraio