No, non è stata l’assoluzione di Berlusconi a provocarmi variazioni della pressione arteriosa.
Nemmeno il fatto che “il legittimo impedito” si sia recato ad omaggiare quella che ha sempre definito la “culona”, in occasione del suo definitivo ritiro.
In fin dei conti ha sempre fatto il pagliaccio per coprire il malaffare, e non fa più notizia.
Quello che mi ha disturbato il sonno è invece lo sciopero dei tassisti.
I tassisti che scioperano costituiscono qualcosa che è posizionabile tra l’ebete e l’infinito.
Tra il ridicolo e l’offensivo.
Il tassista italiano è un soggetto che per lavorare paga una licenza del valore di un appartamento.
Con la sua licenza compra un veicolo del valore di un altro appartamento e poi applica delle tariffe del valore di un altro appartamento, questa a volta a carico della gente.
Ad ogni corsa.
Il tassista non ha regole.
Se le ha, le scavalca.
Se identifica la preda giusta, dimentica il tassametro e lo spenna.
Il tassista sceglie i percorsi migliori per guadagnare.
Il tassista in qualche città riduce gli orari.
In altre città comanda più del sindaco.
Però il tassista teme gli abusivi che applicano tariffe umane.
Anzi, teme gli abusivi in genere.
Da anni ripeto che i tassisti sono una classe che andrebbe fusa e ricostituita.
Stop alle licenze milionarie.
Stop ai privilegi.
Lavoro su autorizzazione comunale a tariffe controllate.
Lavoro solo su mezzi ecologici.
Copertura anche delle zone non urbanizzate.
Solo a quel punto è sensato fare la guerra agli abusivi.
Adesso no.
Adesso è il momento di guardare la vaginetta del giorno:
Fracatz
Il Vetraio