Ora, che sia una massaia a scrivere delle puttanate su di un social o il ragazzetto sul tema scolastico, tutto sommato non costituisce un grosso problema.
Se invece il divulgatore di cazzate è un giornalista la cosa si complica.
E si complica perché egli è un divulgatore.
Di notizie e di modalità comunicative.
Ricordo che nelle scuole i giornali vengono spesso usati per l’ottimizzazione di alcune tecniche espressive e per lo studio dei rudimenti del giornalismo.
Quindi, quando un giornalista usa la parola “busta” al posto di “borsa” suscita in me il bisogno di arruolarmi nell’isis.
Quando una giornalista pronuncia la parola “prosecco” con la “S” di “rosa”, io le auguro di contrarre la gonorrea antibioticoresistente e di fidanzarsi con un veneto permaloso.
Così il primo, cioè colui che parla di “busta della spesa” potrà scrivere di un femminicidio con occultamento di cadavere all’interno di “buste” sparpagliate in un vigneto di prosecco.
Un veneto certe cose non le può sentire!
Ecco a chi offrirei un PROSECCO ora:
fracatz
Il Vetraio