Questa è la storia di un bimbo.

Questa è la storia di un bimbo con una madre e infiniti padri.

Questa storia inizia quando il bimbo viene maltrattato e quasi ucciso da dei compagni di scuola.

Il caso vuole che si salvi.

Da quel momento la sua psicologia resta offesa.

Il piccolo manifesta segni di violenza ingiustificata, intolleranza, chiusura mentale, aggressività e atteggiamenti di possessività compulsiva.

Più o meno gli stessi atteggiamenti di cui era stato vittima.

O peggio.

Gli insegnanti e i bidelli invocano pietà per il bimbo.

“È stato vittima! È una reazione ai soprusi!”

 

Poi un giorno, tra le vittime del piccolo irriducibile, c’è pure il figlio di un insegnante che protesta e riprende con forza il violento soggetto.

Ma niente, il consiglio di istituto licenzia l’insegnante con l’accusa di non aver capito quanto le ferite del piccolo delinquente fossero motivate dalla storia.

E poi arriva il caso di una figlia di una bidella, il nipote del preside, il cane del giardiniere…

Tutti licenziati. Perfino il cane.

Alla fine qualcuno dei genitori timidamente avanza l’ipotesi che non sia possibile lasciare il piccolo figlio di tanti padri far esattamente ciò che vuole commettendo reati, solo perché ne è stato vittima.

In fin dei conti i suoi aguzzini sono stati puniti no? È lecito delinquere perché si è stati vittima di un delinquente?

Ma solo i più acuti avranno capito che la storia del piccolo figlio di puttana è la storia di Israele e di tutti gli ebrei.

Oggi perfino la Polonia (ANSA) che ha ospitato i campi di sterminio nazisti, sta prendendo in considerazione di non consentire più l’accesso agli israeliani in quanto “portatori d’odio”.

Non ci resta che attendere che il resto del mondo capisca quanto israele sia covo di malvagi.

Un piccolo figlio di puttana, tipo.

 

Vaginetta del giorno:

 

 

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