Hai il tuo lavoro e di questi tempi è già un risultato.
Hai pattuito (per quel che si può) le tue condizioni di retribuzione con il tuo titolare, nel senso che lui ti fotte un pochino di soldi e tu ti scopi molto sua moglie.
Si insomma, non è che metti in saccoccia seimilamiliardi di euro alla settimana, ma hai il tuo stipendio.
Francamente non ti interessa chi sia il cliente del tuo capo: tu sai che devi fare il tuo lavoro e lo fai.
Se lo fai e il governo non s’inventa qualche nuova tassa, a fine mese metti in saccoccia il tuo stipendio.
Con lo stipendio paghi l’affitto, compri le scarpe, mangi, assoldi un killer che sistemi il tuo problema con la suocera e acquisti tonnellate di collirio.
Non ti crea problema se il cliente fosse nero, bianco, indiano o svedese, vero?
In questi giorni, a seguito della strage in Bangladesh, è riemersa l’immortale corrente dei sostenitori della tesi “sfruttamento del lavoro nei Paesi poveri”.
Tesi che fa letteralmente cagare.
Chi mi segue da anni, sa che ho acceso questo blog dalla Thailandia dove ho vissuto per anni.
E so per certo che a un tailandese o a un indiano, non interessa nulla se un italiano percepisce uno stipendio più alto!
Non si sente sfruttato.
Ha il suo stipendio.
Si produce il tessile in Bangla perché costa meno che in Italia.
Nessuno sfrutta nessuno.
Il collirio serve a chi, nonostante tutto, vede sfruttamento e complotti anche dove non esistono.
Grazie
PS: prova a comprare il collirio qui ed in Bangla e poi dimmi la differenza di prezzo…
kiro
Il Vetraio
Giulia
Il Vetraio