“Ciao, che lavoro fai?”.
“L’educatrice”.
“Capisco; e quindi ti occupi di educare i bambini?”.
“Si beh, se ti ho detto che faccio l’educatrice, faccio l’educatrice, nel senso che educo i bambini”.
“Capisco…e come fai ad educare i bambini?”.
“Che cazzo di domanda è? Li faccio giocare, li accompagno in bagno, li faccio cantare…”.
“Ma questa è assistenza condita con qualche attività di intrattenimento, non educazione; altrimenti io potrei dire di fare il pornodivo solo perché annuso mutandine stese ad asciugare!”.
“Eppure si chiama educazione”.
“Per me la possono chiamare anche MARIAPIA, ma non si tratta di educazione”.
“Si vabbè, se guardiamo tutti i dettagli, ce ne sarebbero di definizioni da cambiare…”.
“E io sono della religione che prevede giusto nome a giusta cosa, altrimenti è il caos”.
“Non sai nemmeno cosa voglia dire caos…”.
“Può essere…descrivimelo tu”.
“Vuoi un esempio? Presto detto. Oggi ben due stronzetti hanno deciso di cagare per terra e di spalmare merda ovunque…”.
“Caspita, è tu? Come li hai educati? Gli hai gonfiato la faccia prima di schiaffargliela sopra?”.
“No”.
“Gli hai stampato due gazze sulla faccia di quelle che se le devono fare togliere con la spatolina?”.
“No”.
“Gli hai assestato due calci nel culo che gli facciano capire cosa è bene e cosa è male?.
“No”.
“Li hai cosparsi di sputi?”.
“No”.
“E allora non sei un’educatrice; sei una che ha studiato cose inutili per fare da cane da guardia (o meglio da sguattera) a dei pargoli viziati, figli di genitori gravemente incapaci, che sperano che l’educazione venga impartita dall’alto dei cieli, tramite delle onde extracorporali, ma senza che nessuno possa tirare uno schiaffo alla loro gocciolina di sperma rappresa”.
“Ma tu sei un mostro!”.
“No, sono solo perfettamente consapevole che il degrado sociale passa anche dalla mancanza di educazione (ma quella vera però, diugà!)”.
W la figa educata:
kiro
Il Vetraio