Ciao, sono la tua banca.
Ti scrivo per scaricarmi la coscienza circa una modifica contrattuale unilaterale che tu accetterai sostanzialmente in modo passivo, perché lo sbattimento per mandarmi affanculo è superiore alla soddisfazione che ne deriverebbe.
E tra le altre cose, non voglio nemmeno che tu capisca quello che sto unilateralmente modificando, altrimenti scriverei in una forma di italiano leggibile.
Invece scrivo come un’idiota in giacca e cravatta, al quale abbiano vietato di studiare.
Tu non capirai un cazzo, non vorrai fare un cazzo, io sarò con la coscienza a posto e tutti saranno felici.
Ah dimenticavo: per darmi la possibilità di fare questo, mi paghi pure.
Ciao.
(E sono pure furba perché ho fatto firmare Lucio Izzi e Remo Taricani con i quali tu ti incazzerai come una iena, mentre io me ne fregherò).
Cara Banca della mia minchia, ti risponde il destinatario della tua raccomandata A/R datata 16/5/2016.
Vedi, tu pensi di essere molto furba ma in realtà sei probabilmente più stupida di una molletta da bucato.
Se tu mi mandi una raccomandata, significa che io, direttamente o indirettamente, dovrò pagartela.
Se questa raccomandata non riguarda nemmeno il rapporto che c’è tra noi, è evidente che tu stia cercando di fottermi.
Se mi fai scrivere da due subculturati che si mettono a fare il giochino del “parladifficile” io reagisco in un unico modo: verrò da te e litigheremo.
Durante la lite, io parlerò un linguaggio molto comprensibile.
Cristallino.
E domani sarà lunedì.
La signorina di oggi è questa:
kiro
Il Vetraio
dirittoerovescio
Il Vetraio
dirittoerovescio
Il Vetraio
Fracatz
Il Vetraio