Cioè dovete credermi.
Quando una cosa succede una volta, può essere un caso.
Quando succede per due volte, forse qualcosa di strano c’è, o forse si è esagerato un attimino con la tequila.
Se succede tre volte, allora oltre alla tequila c’èra del fumo pesante.
Ma forse no.
Nel corso degli ultimi dieci giorni, per ben tre volte mi avete chiesto di affrontare un problema di attualità.
Sono diventato un blogger on-demand.
Una puttana da tastiera, tipo.
Ben due dei tre, mi chiedono di affrontare il caso di Meredith Kercher.
E io lo affronterò come da sentenza, perché le sentenze vanno rispettate e porca madonna, nessuno può permettersi di contestarle, prenderle per il culo e nemmeno lanciargli le caccole.
Anche se correttamente appallottolate, tipo.
Meredith Kercher aveva il vizio di masturbarsi.
Lo faceva fino allo sfinimento.
I suoi compagni di stanza l’hanno più volte ammonita di smetterla con i mugolii a 110dB finché loro studiavano.
Le hanno anche intimato di smetterla di squirtare come una assatanata sulle tendine della stanza da letto, ma lei se ne fregava, dando la colpa ad un leggero strabismo che le impediva di bagnare realmente ciò a cui mirava.
Lei ha quindi ribattuto che non poteva accontentarli e che, al limite, avrebbe potuto essere più rapida, ma solo se qualcuno l’avesse aiutata.
Ovviamente, tutti schifati dal solo pensiero di vedere una tipa che si masturba fino a massacrarsi la splendida succosa vaginetta, l’hanno sfanculata, continuando a drogarsi studiare imperterriti.
Solo il negro, dotato di un notevole uccello senso di carità, si è offerto per aiutare la pazza scatenata a raggiungere il piacere.
Infatti, dagli atti emerge che lui le teneva sollevata la gonna, finché ella non sborrava felice.
Quella sera, forse a causa del dildo ruvido, forse perché oggetto di un gioco erotico di gruppo se l’è strusciata troppo, ha sanguinato come una vacca scannata e ha deciso di morire senza chiedere il permesso a nessuno.
E senza nemmeno informare gli studenti modello che nell’altra stanza sfogliavano pagine su pagine di cultura.
Alla fine, calpestando il gancetto di un reggiseno che, disubbidendo agli ordini ricevuti intralciava il passo al galantuomo nero, quest’ultimo risultava incriminato per “partecipazione” al delitto suicidio.
Lui era lì ma non poteva mollare la gonna, capite?
Dai, non siate rigidi!
Gli altri due ovviamente studiavano e non ne sapevano nulla di sesso e nemmeno che nell’altra stanza qualcuno che non era il nero e nemmeno Goldrake, stesse uccidendo la screanzata.
In altre località italiane, la gente credeva che Berlusconi salvasse l’Italia, che la Santanchè fosse una donna di cultura e che Nicole fosse una igienista dentale.
Alla fine:
una morta
un negro che ha “partecipato” alla morte della morta
Due studenti innocenti colti ed inconsapevoli
Nessun altro indagato/sospetto
E un mondo che ci prende per il culo ridendo come ho riso io quando l’ospedale di Vicenza mi ha comunicato ufficialmente che non avevo i requisiti per partecipare ad un concorso, vinto poi da un coglione che è stato mio allievo.
Ah dimenticavo: ora scatta l’operazione “indennizzo”.
No, non avete capito: per questa storiella, dovremo pure pagare.
Infin che’l mar fu sopra noi rinchiuso.
Drago Sognatore
il vetraio
kiro
il vetraio