Mi sono sempre definito una persona fortunata.
Sì perché ho avuto una famiglia di ottimi genitori separati, ho studiato per poi non ultimare l’università, ho avuto un’ottima salute fino a quando non hanno deciso di rendermi luminescente di chemio, ho avuto una deliziosa compagna che per anni è stata al mio fianco, cadendo poi nella tentazione del “belloccio con Rolex e Maserati”.
In compenso, dopo 12 anni, si è rifatta viva perché “sai, anche se ho avuto due figli, ho sempre e solo te nel cuore” che è un po’ come essere presi a calci sulle gengive da un nano tunisino.
Ma con educazione.
Il monaco buddhista con cui parlo, l’ultima volta ha scosso la testa e si è toccato le palle.
Insomma ho capito: non sono fortunato.
Ma in modo indecente, aggiungo.
Delle volte mi cade proprio il cazzo.
E devo stare pure attento perché, con la fortuna che ho, rischia di rimbalzare al suolo, infilandosi come per magia, proprio nel mio culo!
Proprio ieri un nuovo episodio che è doveroso riportare, in modo che le generazioni future possano godere di tale esperienza.
Location: uno squallido pub thai dove vado a diluire un attimo di solitudine;
Tipologia di pubblico: livello sociale medio-basso con qualche eccezione;
Prefazione: l’approccio maschio-femmina è diverso dal nostro. È molto più discreto e carino.
Sostanzialmente più educato e schietto.
Da almeno un paio danni, vedo arrivare al locale una ragazza bellissima.
Potrei argomentare ore per descriverla.
Mi limito a dire bellissima.
Non ho mai azzardato nemmeno un cenno, una parola, un brindisi, un taranto, un gallo……niente.
L’ho sempre e solo guardata divertirsi con le sue tre amiche.
Sguardi ricambiati in più di qualche occasione.
Nulla di più. Eh lo so, sono un cretino. Grazie. Prego.
Svolgimento
Ieri sera, col corpo coperto da un tubino grigio, tonnellate di capelli neri come la coscienza di berlusconi (ma anche un po’ meno) e un paio di ciabatte bianche, afferra il suo bicchiere e si avvicina.
Non era distantissima.
Forse 15 metri, ma credo che il mio cervello sia andato in pappa, perché ritengo siano passati 15 minuti da quando mi ha fissato, ha preso il bicchiere ed è arrivata da me dicendo:
“Ciao…..”
“Camerieraaa! Posso avere un…..dottore?”
<ride>
<muoio>
“Io mi chiamo Patcharin ma tutti mi chiamano Pat”.
“Non avrei mai detto”
“E da tanto tempo che ti vedo venire qui, non devi essere un turista”
“Guarda, io ho tonnellate di difetti anche orribili, ma l’essere turista no. Giuro”
“Come ti chiami?” Detto proprio bene così: ciùh arai?
“Ehmm ….si scusa…..giustamente……sì perché……Vetraio”
“Perché sei sempre da solo?”
“Per anni ho pensato fosse l’alito, poi i piedi, ma adesso credo che sia tutto il resto”
“Non hai la fidanzata?”
“No…” che però era inizialmente formulato come: dipende da te!:
“Io ho visto che mi guardi….si insomma ci guardiamo……”
“………..” ammutolito con sguardo vitreo e tachicardia ventricolare.
“Io però sono impegnata, altrimenti…..si insomma potevo darti il mio numero di telefono” (atto che suggella un legame. Qui.
“Beh, diciamo che non mi sento sorpreso”
“E stasera verrà qui…”
“……..” (Bene no?)
“Si chiama Joyce”
“Ma Joyce…è un nome da donna!”
“Appunto..”
E così, ho avuto la fortuna di vedere per una intera serata, una dea tra le braccia di una donna.
Però ogni tanto ci guardavamo.
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