Tutti, prima o poi, hanno sentito i rumori della mente.
Ogni mente ha i suoi rumori.
E tutti diversi.
Cambiano da momento a momento.
Mi sa che le belene sono quelle che li imitano maggiormente.
Forse sono fischi.
Ma non quelli da stadio.
Sono come parole senza le labiali e le palatali.
Diciamo proprio che mancano tutte le consonanti.
Ma non sempre.
Ricordo che da piccolo, quando prendevo qualche pugno sulla faccia dopo che ne avevo combinata qualcuna delle mie, mia madre doveva mettermi il fondotinta.
Altrimenti a scuola qualcuno avrebbe potuto pensare che avevo preso quattro pugni sulla faccia e ciò non stava bene.
Ma prima del fondotinta, mi mettevano in castigo.
Tra l’altro non mi piace proprio l’odore.
Del fondotinta intendo.
Ha proprio un odore di pozzanghera con un gatto morto dentro.
O forse un merlo.
Se però facevo sangue dal naso, allora tutti si adoperavano per fermarlo.
Ma credo che fosse per motivi legati alla difficoltà di pulirlo.
Più che altro.
Stavo dicendo,
si ecco, dopo che le avevo prese, via in castigo.
In camera mia.
In poche parole, a confronto con me stesso.
E lì preferivo i pugni.
Anzi qualche volta ho anche provocato la seconda raffica, ma poi non mi riusciva più di giocare con gli amici per qualche giorno.
E non mi sembra una decisione molto saggia, no?
Io sapevo che un’ora era formata di 60 minuti, ma in quei frangenti, anche il mio orologino MISSIL rallentava.
Un minuto era lunghissimo e un’ora era eterna.
Quanto lunga non lo so.
L’orologino faceva tic tac ma non andava avanti.
E io pensavo ogni volta che un pugno fosse arrivato pure a lui e che fosse rotto.
Invece no.
Siccome non mi passava proprio per un cazzo, allora afferravo il mio registratore grundig a batterie (che non duravano una minchia di lupo siberiano) e ascoltavo le uniche due cassette che evevo.
Appoggiando l’orecchio sull’altoparlante in modo che per me fosse una discoteca e per gli altri niente.
Anche perchè se avessero sentito la musica, allora sarei stato veramente in un mare di guai.
Le mie uniche due cassette erano dei Pink Floyd che sono un pochino la colonna sonora della mia vita.
Infatti, se il film non è splendido, la colonna sonora è la più bella che si possa desiderare.
Ed è lì che ho imparato ad ascoltare i rumori della mente.
Rumori che trovo ancor oggi quando la vita si impegna a darmi i soliti quattro pugni sulla faccia.
Stavolta però niente fondotinta.
In compenso qualche volta arrivano i pugni senza colpa alcuna.
E questo mi fa girare il cazzo.
Nel senso proprio che si mette a turbinare.
E allora parte il riflesso condizionato.
Allora ascolto i miei Pink e i rumori della mia mente.
Domani non dovrò andare a scuola, quindi a nessuno importerà se i pugni erano quattro o sette.
Non si parla nemmeno di giocare.
Che bello rincorrere le lucciole ad occhi chiusi e con i rumori della mente a sibilare.
Però io non intendevo le lucciole di viale Verona.
Intendevo quelle che sono nere e fanno luce.
Anche se quelle di viale Verona qualche volta hanno le torce.
E sono anche nere.
lavespista
mezzastrega
mezzastrega
lavespista
Ilvetraio
mezzastrega
lavespista