Caro Sig Sindaco,
le scrivo perché ho bisogno di un suo parere.
Dunque, vediamo.
Nell’era della tecnologia, dell’informatizzazione e della comunicazione, capita, a volte, che a qualcuno della mia generazione vengano strane idee.
Rivoluzionarie.
Idee che fanno paura perché stravolgerebbero l’attuale vuoto sociale organizzazione.
E’ per questo motivo che sono stato molto reticente anche al solo pensiero di scriverle.
Ma anche perché non credo lei possa/voglia aiutarmi in questo senso.
Dopo aver svolto tutte quelle cose che si fanno durante un weekend da single, tipo lavare, pulire, aspirare, stirare e cazzi mazzi vari, mi sono sentito in dovere di farmi dono di un gelato.
Un gelato normale.
Se proprio vuole saperlo, pensavo ad una coppetta di after eight con enormi pezzi di cioccolato, per sentire che rumore fanno le emorroidi quando scoppiano.
Finisco quindi di lavare i piatti e, non prima di aver dato un po’ di becchime alle nutrie (nutrie molto particolari, tipo) mi sono avvicinato alla città.
Stiamo parlando delle ore 23:45.
Qui, solo branchi di disperati, disagiati, molti disoccupati, portatori di turbante, indiani dalle camicie improponibili, pakistani ruba biciclette, coppie di leghisti dalle vesti lise , qualche dipendente delle poste e poco più.
La città d’arte è città morta.
Dopo le 22:30 ci si sente come Smith in “Io sono leggenda”, solo che almeno lui disponeva di un mitra per sparare ai magrebini; io no.
Raggiungo tuttavia il posto.
E’ una gelateria che ho conosciuto quando sono venuto a vivere qui.
Sono affezionato a questo posto.
E un pochino anche alla cameriera tettonissima che sta dietro al banco.
La trovo aperta (la gelateria, non la gelataia)e già assaporo il mio gelato.
A velocità che difficilmente sono riproducibili da fisici normali, esce un cinese con la divisa da gelataio, agguanta la saracinesca, la chiude, minaccia di morte un paio di astanti, fa 4 mosse di kung fu, esplode una scorreggia e chiude il locale.
Io resto seduto in auto, senza nemmeno il tempo di reagire, leccando il pomello del cambio.
In qualcosa come 4 millisecondi ho realizzato che:
1) Di gelato non se ne sarebbe parlato;
2) La gelateria è gestita da cinesi;
3) Il pomello del cambio è amaro.
Sono quindi rientrato a casa, Sig Sindaco.
L’ho fatto tra orde di disperati che, verosimilmente s’impossesseranno della Città fino al sorgere del sole.
Smith nel film muore ma lascia una speranza.
Se io mi fossi schiantato con la panda, avrei solo suscitato ilarità.
Immagino il titolo: “ Giovane vicentino senza un cazzo da fare, abbandona la sua sicura dimora per lanciarsi in mezzo al pericolo, solo per un gelato. Scappando da un branco di indiani gay e portatori sani di pidiellismo, centra in pieno il pilone di un ponte e muore. Che testa di cazzo! Le esequie si terranno domani, sempreché ci siano bidoni dell’umido liberi.”
spartac
Cedra
mezzastrega
il vetraio
mezzastrega
il vetraio
mezzastrega
il vetraio