Esco dalla doccia precipitosamente.
Scivolo sulle piastrelle lucide e batto un fianco sul lavandino.
Cerco di chiudere l’accappatoio ma mi rendo conto che qualcuno mi ha fottuto la cintura.
Poi realizzo di averla riposta nell’armadio.
Per mettere la cintura dell’accappatoio nell’armadio, occorre una situazione psicofisica decisamente penalizzata.
Sono penalizzato.
Raggiungo la finestra e sposto la tenda.
Da questa saltella via una zanzara gonfia del mio sangue.
Non riesce nemmeno a volare.
La disfo.
Ovviamente macchio la camicia appena stirata.
Mi rivolgo ai santi, ai preti e alla santanchè.
Guardo con gli occhi tristi la mia camicia macchiata ed appoggiata sulla lavatrice.
Oh cazzo! La lavatrice!
Faccio partire l’attrezzo (non quello! La lavatrice, tipo) col programma “delicati” che, chissà perché, mi dice bene.
Sento i panni che godono.
No: è la vicina alla quale il consorte sta facendo qualcosa col programma “mettiti alla pecorina”.
Ci sono.
Alla finestra intendo.
Il mio nervosismo sale.
Anche pepe, però.
Ecco svelato il problema: è buio.
Se è buio, significa che l’estate è finita.
Se l’estate è finita, significa che arriva l’autunno delle tristezze ad anticipare l’inverno delle bestemmie.
Significa che sarà buio anche tornando dal lavoro.
E anche al lavoro.
Sarà sempre buio.
Poi magari allora si accende qualche remota lampadina a basso consumo per sapere dove camminare o per capire se quella cosa che si mastica da ore sia un pezzo di formaggio di vacca di Chernobyl o una ciabatta.
Arriva la bolletta dell’enel e ci si ripromette di masticare la ciabatta davvero.
E’ autunno.
Autunno, capisci?
Stop ai giri in vespa, alle tipe con le culatte al vento e al provvidenziale caldo.
Inizia il freddo.
Ci ritroveremo, magari con i capelli appena tagliati, fuori dal pub di Manar a bestemmiare dio come solo noi si sa fare, per poi maledire il freddo.
E poi hanno scoperto che la birra è piena di ormoni femminili: fa dire cazzate e ti fa guidare male.
mezzastrega
il vetraio