La sindrome di “Adesso che cazzo faccio” è un disturbo comportamentale che colpisce indifferentemente uomini, donne, trans e tombini di ghisa, di qualsiasi età.
Beh insomma, diciamo che dai 75 anni in su, l’incidenza cala, come del resto calano anche tante altre cose, che la gravità preme al suolo.
Pensiamo a titolo d’esempio alle tette e alle borse (e non parlo di quelle di Vuitton, sia chiaro).
Tale sindrome si manifesta con sintomi inequivocabili: apatia, mancanza di sorriso, arrendevolezza verso tutto ciò che questa cazzo di vita riserva, scarsa propensione al sano fetish, necessità di rintanarsi in casa con un/una partner che praticamente non si rende nemmeno conto di avere accanto una forma di vita.
Infatti capita che incontrandosi in cucina, essi si sorprendano nel vedere movimenti sospetti, e chiamino il 112.
I malati, tendono ad non avere più sprint, se non quello di correre in bagno, se se la stanno facendo in braga.
Hanno la propensione a condividere su FB dei post deliranti che avvisano di una non meglio precisata (e super censurata) nuova terapia anticancro, o frasette che vorrebbero stimolare la mente, ma che finiscono con lo stimolare l’emissione di gas intestinali svernicianti.
Queste persone perdono il senso critico e tendono a vedere le cose in modo alieno.
Ad esempio, un drink tra amici, loro lo vedono come un festone.
L’affetto per un cane, diventa amore.
E altre cose così, che non voglio descrivere per non cadere nel solito errore relativo all’utilizzo improprio degli oggetti di casa.
Con loro è assolutamente impossibile scendere ad affrontare argomenti che slabbrano nel sentimentale.
Nemmeno nel sessuale.
Sono spesso sposati o conviventi, anche se sono in aumento casi simili tra i banalissimi fidanzati.
Come dicevo poco sopra, essi hanno una vita sessuale pari a quella che potrebbe avere una penna BIC con una confezione di 4 salti in padella, a causa di una scemata attrazione sessuale nei confronti del/della partner.
Non si amano più, non si desiderano, non si considerano, non condividono e non litigano nemmeno più.
Essi consumano vita come io brucio tabacco.
Così, senza un motivo apparente.
Rotolano a valle.
Quando li metti alle strette, s’incupiscono.
Spesso s’ubriacano in modo sbagliato, dilaniando i coglioni al prossimo con inutili crisi di pianto e recalcitranti insulti verso l’unica causa del loro male: la mancanza di coraggio.
Perdere il contatto col partner diventa impossibile.
Vengono attanagliati dal terrore che inibisce le loro scelte.
La paura di restare soli, li grippa facendoli bruxare e scavando loro le gote.
Non importa se sono costretti a vivere come una piastrina antizanzara della VAPE, tanto non riescono a reagire.
Quando riescono a tornare single, impugnando finalmente le redini della loro vita e ostentando una sicurezza che non hanno, esordiscono spesso con:
“E adesso che cazzo faccio?”
Per fortuna esistono gli amici che li supportano/sopportano per i primi 3 o 4 millisecondi, sfracassandosi poi irrimediabilmente lamminchia e lasciandoli nuotare nella loro broda.
E allora diventano paranoici e tendono irrimediabilmente a cadere nella fase della “fisarmonica”.
La fase della fisarmonica è quella durante la quale riallacciano/rompono i contatti con la/il vecchio partner, fino a quando non scenda dio che, a suon di sputi, li allontana definitivamente, per la gioia delle persone che li circondano.
Poi in compenso ci prendono gusto, e riservano al partner successivo, il trattamento che non hanno saputo riservare al momento opportuno.
La famosa fase del puttanismo, nella quale esibiscono uno smagliante sorriso, mentre i partner s’incagliano tra le fronde con i loro maestosi trofei ossei.