Tipa: Ciao, mi chiamo Lina e tu?
Vetraio: Scusa non hai visto il codice a barre?
Tipa: Il codice a barre? Io volevo sapere il tuo nome, mica il tuo codice!
Vetraio: ah.
Tipa: Vabbè, sorvoliamo.
Vetraio: uhm.
Tipa: Forse tu mi potresti aiutare a risolvere un problema, vuoi?
Vetraio: …
Tipa: Io mi sento spesso inadeguata. Non mi sento all’altezza. Non mi sento a mio agio. Non mi sento OK.
Vetraio: E questo succede sempre o solo quando entri nel reparto di pediatria del tuo ospedale, sparando con un Kalashnikov?
Tipa: Cretino, è un discorso serio. Perché devi buttare tutto in caciara?
Vetraio: Ah beh, se è un discorso serio, allora adesso mi comporterò bene. Procedi.
Tipa: Ho finito.
Vetraio: E cosa ci posso fare io?
Tipa: Secondo me sono una tipa inadeguata?
Vetraio: Aspetta un attimo che prendo le mie pastiglie. Si quelle per l’ipertensione.
Ecco, grazie per la tua attesa.
Io non ci penso nemmeno ad essere adeguato.
L’atto di adeguarsi è un atto sacro, ma non rientra nelle facoltà autorizzate dal mio DNA.
Adeguarsi, molto spesso, corrisponde a morire dentro.
Un soggetto è inadeguato solo se confrontato con l’ambiente con cui si relaziona.
Se Papa Francesco sparasse ad un bandito, farebbe una cosa giusta ma non adeguata.
Se Fujiko tirasse una pompa a Lupin proprio durante una delle sue puntate più famose, farebbe una cosa sacrosanta, ma inadeguata.
Quindi, direi subito che l’inadeguatezza è controllabile solo al 50%. Il resto dipende dall’ambiente.
In sintesi, cerca di comportarti in modo di poter essere più serena che puoi, portando il tuo culo in posti (e con persone) che apprezzino la tua essenza. Il resto vien da se e 66/2 fa 33.
Mi spiego?
Tipa: ZZzzzzzzz….
Vetraio: Si, buonanotte… scommetto che di cognome fai “Deguata”. Addio.