Il primo giorno di lavoro è come il primo giorno di scuola, con qualche lieve differenza che vorrei sintetizzare così:

 

·         Non è tua madre ad accompagnarti;

 

·         Non indossi il grembiulino col fiocco, anche se sai già che, in un modo o nell’altro, il fiocco te lo faranno lo stesso;

 

·         Non ti trovi immerso in una folla di coetanei che condividono lo stesso momento, bensì in una folla che condivide resti carbonizzati del tuo predecessore;

 

·         Non ricevi sorrisi, ma dimostrazioni di dotazione dentale, principalmente relativa ai canini;

 

·         Non disponi di un nuovissimo astuccio con i colori, anche se, con le bestemmie, saprai colorare anche oggetti inanimati;

 

·         Non vedi una cattedra con una maestra giovane ed avvenente.  Nemmeno una maestra normale. Nemmeno un essere umano.  Troverai Alien;

 

·         Volgendo lo sguardo ai muri, non trovi cartine geografiche multicolor, bensì annunci, avvertenze, divieti, prescrizioni e anche qualche caccola mal rappresa che qualcuno, stanco di appallottolare, ha abbandonato senza microchip;

 

·         Non intravedi una qualsivoglia meta, come potrebbe essere la licenza elementare, o la vacanza lunga o scopare con la signora che distribuisce i buoni mensa.  Qui l’unica meta è la fine.

 

·         Non ci sono i compiti in classe, ma al posto loro ci sono compiti di classe.  Tipo che se NON sei figlio dell’amministratore delegato, automaticamente sei annoverato ad uno scovolino da water, di quelli con le setole in plastica rigida, che non soddisfano né chi lo stantuffa su e giù per il buco, né tantomeno la merda, che allegramente derapava prima di sparire tra i flutti;

 

·         Non si cantano in coro le canzoncine di natale: si gridano insolenze molto intonate;

 

·         Non ci sono le interrogazioni, bensì gli interrogatori;

 

·         Non succedono mai quelle grosse grasse sganassate che di solito sfociavano in una nota collettiva sul registro. In compenso ci si può allenare facendo finta di essere divertiti dalle battute idiote del ragioniere che fa i bonifici;

 

·         Non ti puoi cercare l’amichetta sorridente, perché nel mondo del lavoro, le donne sono iene impietose e fredde. Esattamente come a casa;

 

·         La ricreazione è ridotta ad un macabro rituale che riconferma il tuo status di schiavo;

 

·         I voti non sono mai positivi, altrimenti scatterebbe la promozione.

 

In compenso, visto il periodo di crisi, sei pure tenuto a ringraziare.

 

Ringraziare, fiero di poter donare la tua giovane vita per l’arricchimento di qualcuno che non sei tu.

 

Ah dimenticavo che se senti la campanella, non vuol dire che c’è la ricreazione.

 

Specialmente in uno stabilimento chimico di prima categoria, significa che sei fottuto e che morirai sentendo un gioioso “DRIIIIIIIIN”.

 

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