Puzza.
Si, puzza proprio.

Io non la sopporto più.
Odora di pane vecchio, chiuso in una stanza piena di roditori morti.
Morti a causa sua.

Come il pane del resto.
Anche il pane muore.
Cioè non di solito, ma in qualche caso si.

Puzza così tanto che per riposarmi l’olfatto, annuserei l’alito di un pony.
Io vorrei ucciderla ma poi puzzerebbe di più.

Noto che anche le mosche evitano lo spazio aereo prossimo alla sua scrivania.

Il sapone si rifiuta di uscire dal dispenser e i batteri che alloggiano sulla sua sedia si chiamano per nome.

D’estate suda acido solforico che corrode le spine del piccì.

In autunno blocca le vendemmie e promuove le bestemmie.

In inverno impedisce che nevichi a causa della temperatura di fermentazione in zona inguinale.

Dice che è pure fidanzata e perdo ore ad immaginare cosa trovi alloggiamento in quella vagina.

Vagina.
Vagina è una parola che mi fa bene.
Di solito intendo.
Io adesso le do fuoco.

Si.

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