Un colpo di reni.
Tutto inizia con un colpo di reni preceduto da un non meglio precisato segnale nervoso.
– Ritardo. Sei in ritardo!- Questo è il messaggio.
Uno spasmo che percorre la schiena e fa scattare ogni muscolo.
Mi ritrovo seduto sul letto con il volto pallido e il respiro affannoso.
La testa gira per lo sbalzo di pressione.
Sono –le-otto-e-un quarto, cazzo!
Entro in doccia velocissimo.
Metto a dura prova le leggi della fisica.
Ma può il ghiaccio essere così liquido?
Dopo qualche secondo un attimo di tepore, segno che la caldaia lavora.
Il sapone cade e lo fa statisticamente sempre sull’alluce.
Non importa se destro o sinistro, ma di certo alluce.
Oggi tocca al sinistro.
Dolore immenso, leggermente superiore a quello di ieri.
Finalmente il sapone regala un po’ di soffice schiuma.
Anche la sfiga ci regala qualcosa: un po’ di soffice schiuma negli occhi.
E’ tardi, non ho tempo.
Piango ma continuo a lavarmi.
Le lacrime trascinano via la schiuma dai miei occhi.
Afferro l’accappatoio e me lo avvolgo frettolosamente al corpo.
Purtroppo, l’accappatoio preferisce il contatto con la maniglia della porta, alla quale si aggrappa.
Ma non demordo e tiro con maggiore energia: scivolo e cado.
I Santi tutti, accusano il colpo.
Nel senso che, visto che in natura nulla si crea e nulla si distrugge (tranne le mie ossa) ma tutto cambia, trasformo il dolore osseo da caduta, in bestemmie.
Tangibili bestemmie a rimbalzo.
Qualche volta a diffusione.
Riesco ad arrivare davanti allo specchio e ci vedo uno zombie.
Gli occhi rossi dati dalla famosissima soffice schiuma di cui sopra, spiccano sul volto bianco.
Rapido sguardo all’orologio: altra sequela di bestemmie.
Inizio a radermi.
Lo faccio di fretta.
Di fretta mi sfregio, sanguinando frettolosamente.
Sgommo in corridoio e raggiungo a mach 3 il soggiorno.
Mi vesto, afferro quello che immagino possa servirmi in ufficio e scendo.
Immancabilmente, dopo aver chiuso la posta e acceso l’antifurto, ricordo di aver dimenticato il cellulare, o il portadocumenti o entrambi.
Bestemmio.
Riapro tutto.
Afferro tutto.
Richiudo tutto.
Arrivo in garage dove mi rendo conto che forse ho afferrato anche oggetti inutili.
Lo scolapasta non serve e l’asciugacapelli men che meno.
Inforco la vespa e volo.
Bestemmio.
Senza un motivo valido ma immagino che nel corso della giornata emergerà.
Il motivo valido intendo.
Raggiungo l’ufficio e cerco le chiavi.
Si, vorrei aprire.
Ecco le chiavi di casa, quelle per la macchinetta del caffè, quelle del lucchetto della bici che non uso da anni, quelle della stalla di Silvio, quelle del paradiso, no quelle dell’inferno e per finire, quelle dell’ufficio.
Sono felice perché sono incredibilmente il primo ad arrivare.
Nessuno oggi mi guarderà con la faccia di cazzo del tipo:- Ma perché non arrivi prima?-
Che bellezza.
Non dovrò replicare con la faccia del tipo:-Ma dove sei tu quando alle otto della sera mi ritrovo da solo che se mi viene un infarto nessuno mi soccorre?-
Finalmente sono qui.
Tra qualche minuto arriveranno gli altri.
Accendo il piccì.
Cazzo, devo anche preparare il nuovo post.
Videata di benvenuto.
-Benvenuto Vetraio, oggi è domenica 4 luglio 2010-
Click
utente anonimo
rafSblog