Se qualcuno pensa che io mi sia dimenticato di pubblicare le “evoluzioni mentali” del GE.PRO., si sbaglia di grosso.

E’ solo che il settimo giorno sarebbe destinato al riposo, no?

Oggi vado benissimo.

Mi va di lusso, perché la settima domanda si risponde da se.

Cioè, l’autrice (mi scuso con gli Autori veri) fa tutto da sola.

Domanda:

“Perché si usa il latino durante determinate celebrazioni, quando la maggior parte dei fedeli non lo conosce?”.

 

Risposta (che non si avvicina nemmeno lontanamente al concetto di risposta):

“Il latino è la lingua universale della chiesa da secoli.  Alcune celebrazioni mondiali lo devono usare.  La nostra lingua, dopotutto, deriva dal latino.   Talora molti si dedicano allo studio delle lingue classiche (Greco, latino).  E lo stesso studio delle sacre scritture viene condotto su testi greci e latini”.

 

No, no non ridete!  C’è poco da ridere!

Quando vi dicono che la droga fa male, mentono!

Dobbiamo fare una distinzione tra la droga buona e quella della nostra parrocchia.

Questa roba qui è roba che ti brucia, e poi ti fa scrivere sul GE.PRO.!

 

Traduzione della risposta (che tutto è fuorché una risposta):

 

“Abbelli!! Ma siete proprio sicuri che noi abbiamo l’interesse a farvi capire ciò che vi propiniamo?  Se noi vi dessimo corda, voi ci avreste già impiccati! Noi dobbiamo farvi credere in qualcosa che non c’è, usando qualcos’altro che non c’è.  E vi pare semplice? Ecco che dobbiamo rendere maestose le nostre risposte usando termini come ‘universale’  o  ‘mondiale’ ma alla fine, noi valvassori siamo pochi soggetti che gestiscono molti soggetti ignoranti. Non lo possiamo dire in linguaggio comprensibile!”.

 

Aggiungo una mia personale considerazione: 

vi rendete conto della sfacciataggine con la quale si evitano le risposte? Ma cosa me ne frega di sapere che ci sono studiosi del latino, se poi la stragrande maggioranza della gente si ritrova in chiesa a battersi il petto, senza capire nemmeno una parola di ciò che viene detto?

Don Abbondio de noantri, la tipa.

 

A domani.

 

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